Strade dell'antica Roma


Tecnica realizzativa delle strade romane

La strada romana era costituita da quattro strati sovrapposti; dallo strato inferiore allo strato superiore sono:
Statumen:
Lo strato inferiore di circa 30 centimetri costituito da grosso pietrame legato da malta di calce
Rudus:
Un secondo strato di circa 15 centimetri caratterizzato da pietrame più fino sempre legato a malta di calce
Nucleus:
Uno strato di circa 10 centimetri di sabbia e ghiaietta, senza alcun utilizzo di calce.
Summa Crusta:
Blocchi di lava (selce) o arenaria di forma poligonale dello spessore di circa 35 centimetri che venivano affondati nella sabbia del nucleus appena steso.


Da questa tecnica costruttiva "a strati" deriva il moderno termine "strada" ed ovviamente anche l'inglese "street".

Lo spessore complessivo degli strati poteva raggiungere il metro e la larghezza della carreggiata era di circa 4 metri per le consolari (14 piedi), misura idonea a consentire il contemporaneo transito dei carri in entrambe le direzioni, e di 1,50 - 2,40 metri per le altre strade.

La carreggiata era limitata su entrambi i lati da una fila di selci sopraelevati sul piano della strada che fungevano da paracarri ed anche usati per rinserrare i massi del piano stradale; i selci laterali erano intervallati da un masso più alto (ad esempio ogni ogni 6 metri); al di la' dei paracarri correvano delle strette banchine pedonali .

Giovan Battista Piranesi
Tomo III Tav. VII - La via Appia.

Le consolari e le altre vie di comunicazione dell'antica Urbe

Nella mappa (in elaborazione) le strade che portavano all'antica Roma.

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Strade urbane di Roma antica

Nella mappa (in elaborazione) vie, clivus, vicus e ponti all'interno delle mura di Roma antica così come indicato nella Forma Urbis Romae realizzata a fine secolo XIX da Rodolfo Lanciani.
dentro la città esistevano due sole vie: la via Sacra e la via Nova; le strade che si inerpicavano sui colli erano chiamate Clivus; tutte le altre principali erano Vicus.
Nella mappa Lanciani segnò le vie (o piccoli tratti di vie) da lui direttamente viste e studiate, o di cui era nota l'esistenza da fonti assolutamente attendibili

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Clivus Argentarius,  Foro di Cesare, chiesa  dei Santi Luca e MartinaAlta Risoluzione

Il selciato del clivus Argentarius che sale lateralmente al pendio scosceso dell'arx Capitolino; in fondo a sinistra l'altare della Patria, che ha inglobato una metà dell'Arx; sulla destra la chiesa barocca dei Santi Luca e Martina, ricostruita sulla preesistente chiesa nel 1634 con papa Urbano VIII su disegno di Pietro da Cortona e terminata nel 1664; al centro i ruderi dei fabbricati relativi a botteghe e taberne che dall'altro lato si affacciano sul Foro di Cesare.


Le Unità di misura di lunghezza dei romani

1 piede = 29,6 cm
1 passo = 5 piedi = 148 cm
1 miglio = 1000 passi = 1480 m


Le strade di Roma

Sulle vie ad ogni miglio veniva apposta una pietra miliare; questa consisteva di una colonna alta tra uno e due metri o anche più ed eretta sul bordo della strada; su questa venivano incise alcune indicazioni quali la distanza da Roma, il nome della strada ed il nome dell'Imperatore che la fece costruire.
Il Miliarium Aureum costruito sotto Augusto nel 20 a.C. al Foro Romano era la Pietra Miliare da cui partivano simbolicamente tutte le strade ed in ogni parte dell'impero ogni pietra miliare riportava la distanza da questo luogo simbolico; in effetti però le vie che escono da Roma misurano il loro percorso partendo dalla porta delle mura Serviane da cui ognuna esce.

Le strade assunsero per Roma un importanza fondamentale per consentire il controllo dei territori conquistati ed annessi; le strade erano necessarie per spostare le legioni e per far arrivare in tempi rapidi i rifornimenti; la velocità dell'intervento consentito dalle strade era già di per se' un deterrente per evitare lo scoppio di eventuali rivolte contro il potere romano.
I romani furono dei maestri nell'arte della costruzione delle strade e costruirono una incredibile rete viaria in tutto l'Impero Romano.

Mappe Antiche delle strade di Roma

Esistono diverse mappe delle strade dell'antica Roma; una mappa dell'intero Impero Romano è la Tabula Peutingeriana consistente di diverse pergamene riportanti tutte le vie militari e tutte le stazioni intermedie di ogni via; è conservata presso la Hofbibliothek di Vienna, in Austria.

Appia

Definita dal poeta Stazio regina viarum venne costruita nel 312 a.C. ad opera del Censore Appio Claudio Cieco.
Esce da porta Capena e collegava Roma all'antica Capua, oggi Santa Maria Capua Vetere; venne prolungata fino a Benevento intorno al 268 a.C. e da qui fino al porto di Brindisi intorno al 190 a.C., divenendo così la principale via per i commerci con l'Oriente; il tratto da Benevento a Brindisi perse di importanza quando l'Imperatore Traiano deviò l'Appia sulla Traiana che arrivava a Brindisi dalla Romagna.

il selciato della antica via Appia

Il selciato della via Appia Antica; misura circa 4 metri di larghezza ed i marciapiedi poco più di 50 centimetri

via Appia Antica

Via Appia Antica - i solchi scavati dalle ruote dei carri in secoli di uso della strada

Latina

Costruita nel IV sec. a.C., la via Latina è la più antica strada di Roma e collega l'Urbe alla Campania attraverso le valli del Liri e del Sacco, nella "valle latina" tra monti Lepini ed Ernici, dove transitava anche la Prenestina.
Era larga poco meno di 4 metri.
Parte dalle mura Repubblicane di Porta Capena assieme all'Appia, che verrà costruita pochi anni dopo e da cui si separa all'altezza dell'odierna piazza Numa Pompilio; esce quindi dalle mura Aureliane a Porta Latina; attraversa il Parco degli Acquedotti e sale verso Grottaferrata mantenedosi lievemente sulla destra dell'odierna Anagnina; qui se ne può individuare il percorso grazie ai ruderi dei sepolcri, tra cui quello nei pressi di Villa Senni al X miglio e quello di Metilio Regolo presso il ponte del bosco di Grottaferrata; sempre al X miglio si trovano gli interessanti resti archeologici della località Vicus Angusculanus, che poi venne chiamata ad decimum per via della presenza della pietra miliare relativa al decimo miglio della via Latina.
Successivamente la strada coincide con l'attuale Anagnina che dopo l'incrocio per Frascati, Grottaferrata e Rocca Priora cambia nome in Tuscolana; l'antica via Latina passa quindi sotto al Tuscolo; in località Molara nei pressi di Rocca Priora è stato portato alla luce un tratto dell'antica via visibile in uno slargo al centro della moderna via Tuscolana; attraverso il passo dell'Algido a quota 560 metri [geolocalizzazione], appena dopo i Pratoni del Vivàro e le sorgenti della Doganella a Rocca Priora oltrepassa il bordo più antico del cratere vulcanico cominciando quindi la discesa dall'antico vulcano dei Colli Albani congiungendosi con la Casilina ad bivium ai piedi del monte Artemisio; il Mons Algidus era forse la catena dell'Artemisio ma forse anche il maschio della Faete o anche colle Iano, di fronte Rocca Priora.

via LatinaLocalizza il posto

La via Latina al parco delle tombe di via Latina con la tomba dei Valerii e alla sua sinistra la stazione di posta, una sorta di precursore dell'autogrill con albergo annesso; si intuisce quale fosse lo spazio destinato al marciapiedi; si noti il passo carrabile realizzato all'ingresso della stazione di posta tra le due basi delle colonne, alla sinistra dell'ingresso alla tomba.

via Latina

La via Latina ed il sepolcro Barberini

Asinaria
Tuscolana

Raggiungeva Tusculum ai Castelli Romani (oggi la località il Tuscolo una piccola altura a ridosso di Rocca Priora e sopra Frascati dove sono presenti notevoli resti di ville romane; da segnalare un piccolo anfiteatro romano ben conservato con una cinquantina di posti a sedere sulle gradinate; in effetti il Tuscolo era una sorta di posto di villeggiatura per i nobili romani.
Pare comunque che la via sia stata realizzata in epoca medioevale ad unire diversi spezzoni di strade antiche.
Dalla antica porta romana Asinaria a San Giovanni usciva la via Asinaria che poi si andava a sovrapporre alla attuale Tuscolana.
Al Tuscolo, sul versante verso la via Latina, in mezzo al bosco si possono vedere lunghi tratti di un diverticolo romano che evidentemente collegava le ville costruite sul Tuscolo con la via Latina.

Labicana - Casilina

Anticamente era chiamata Labicana e collegava Roma a Labicum; Labicum a partire dal 493 a.C. si alleò con Roma (Foedus Cassianum); in seguito però si alleò con Equi e Volsci e venne quindi conquistata e distrutta sotto Quinto Servilio Prisco nel 418 a.C.; gli abitanti furono in parte deportati a Roma, in parte si trasferirono a Labicum Quintanensis una località poco distante verso Colonna.
Sulla carta Peutingeriana per la Casilina si leggono le stazioni di Ad Quintanas, Ad Statuas, Ad Pictas, Ad Bivium.
Non è noto con certezza dove sorgesse Labicum; alcuni sostengono fosse l'odierna Montecompatri, altri che si trovasse in una località a metà strada tra Monte Compatri e Colonna.
Successivamente la Labicana venne prolungata fino alla stazione ad bivium ai piedi del monte Artemisio (Mons Algidus) a congiungersi con la via Latina e da qui raggiungeva Casilinum, l'odierna Capua, da cui prese il nuovo nome; da Capua si ricongiungeva quindi all'Appia.

Gabina - Prenestina

La via partiva assieme alla Casilina dalla Porta Esquilina (l'Arco di Gallieno) e le due vie si biforcavano nei pressi dei Trofei di Mario all'interno della Umbertina piazza Vittorio; la via proseguiva quindi nella direzione della moderna via di S.Bibiana e lasciando alla destra il Tempio di Minerva Medica oltrepassava le mura e si dirigeva verso il Torrione Prenestino noto nel 1800 come il Torraccio; all'altezza del Torrione, la via venne tagliata nel tufo onde realizzare una discesa più agevole verso la valle dell'acqua Bullicante.
Nel 402, in occasione dei rifacimenti difensivi voluti da Onorio, il primo troncone della via venne interrotto ed il bivio con la Casilina venne portato all'arco monumentale dell'Acquedotto Claudio; i due archi della Porta nota oggi come Porta Maggiore presero il nome quindi di Porta Prenestina l'arco a sinistra e Porta Labicana l'arco sulla destra. Da dopo Porta Maggiore la via segue l'antico tragitto fino a Praeneste, l'odierna Palestrina.
Sulla carta Peutingeriana per la Prenestina si leggono le stazioni di Gabii, Praeneste, Sub Anagniam
Inizialmente collegava Roma a Gabii nei pressi di Pantano Borghese ed era chiamata Gabina; così viene chiamata più volte da Tito Livio che la cita esistente già a partire dall'anno 246 di Roma (507 a.C.) in occasione della guerra Etrusca di Porsenna.
All'VIII miglio e un quarto la via transita sul Ponte di Nona realizzato in pietra Gabina; al IX miglio, all'Osteria dell'Osa un diverticolo la congiungeva da un lato alla Collatina e dall'altro alla Casilina e un successivo diverticolo sulla destra la collegava a Passerano.
Attraversava quindi Gabii dove venne tagliata nel tufo per mantenerla pianeggiante.
Più avanti rimangono i ruderi del Ponte del Fico con cui attraversava un torrente; poco oltre la via diverge alquanto da quella attuale e dopo mezzo miglio si giunge al XVIII miglio dove sono l'opera di Cavamonte ed il ponte Amato realizzato in pietra gabina e tuttora esistente.

Collatina

Strada minore che raggiungeva Collatia l'odierna Lunghezza, a 15 chilometri di distanza.
Nasce dalla Tiburtina appena dopo l'uscita dalle mura Aureliane; il primo tratto non esiste più; successivamente seguiva grosso modo il percorso dell'acqua Vergine ed era quindi la strada di servizio per quell'acquedotto fino alle sorgenti di Salone; passava accanto alla località Bocca di Leone, dove sono presenti delle sorgenti catturate dal Vergine.
Attraversando l'Aniene a ponte Lucano si ricongiungeva poi alla Tiburtina all'altezza del XVI miglio di quest'ultima.
La strada era larga 2,67 metri; nel 1858 tal Serafini affittuario di Lunghezza scoprì e distrusse un lungo tratto di selciato, che rimaneva nascosto da pochi centimetri di terra, per ricavarne pietre per una maceria (muretto a secco).

Tiburtina

Collegava Roma a Tibur, l'odierna Tivoli; venne poi prolungata fino all'Adriatico nel Piceno passando per Alba e Sulmona e prese allora il nome di Tiburtina Valeria

Nomentana
Salaria
Flaminia (Tiberina)

La Flaminia venne realizzata nel 222 a.C. (anno 531 di Roma) dal Censore Cajo Flaminio; Flaminio sconfisse i Galli Cisalpini e realizzò quindi questa via militare che giungeva ad Ariminum (Rimini).
Partiva dalla Porta Ratumena e proseguiva perfettamente dritta sino a Ponte Milvio passando per la porta Flaminia che era lievemente spostata rispetto all'attuale porta del Popolo; nel primo tratto si manteneva quindi lievemente alla destra di via del Corso; per mantenerne il percorso diritto e pianeggiante fuori porta del Popolo i romani tagliarono parte della rupe dei monti Parioli.
La Tiberina era una diramazione della Flaminia che partiva da Rubrae (a Prima Porta) e seguiva la sponda del Tevere ricongiungendosi in seguito alla Flaminia stessa.

Cassia e Claudia
Trionfale e Veientana
Via Triumphalis
Cornelia
Aurelia
Vitellia
Portuense
via Portuensis - Raggiungeva Portus
Ostiense (Campana, Laurentina e Severiana)

Via Ostiensis si collegava ad Ostia che fu una colonia romana sin dal tempo di Anco Marcio; da questa si diramavano anche le vie Campana, Laurentina e Severiana.
Partiva dalla Porta Trigemina, situata tra la sponda sinistra del Tevere e l'Aventino e attrraversava quindi la Porta Ostiense.

Ardeatina

Arrivava ad Ardea, la città dei Rutuli, posta a 24 miglia da Roma; è una strada secondaria risalente probabilmente al III o IV secolo a.C.; nasceva come una diramazione dell'Appia appena fuori di Porta Capena; nel primo tratto prendeva il nome di Clivo di Marte in quanto conduceva a tale tempio; usciva quindi dalla cinta onoriana attraverso la porta Ardeatina.
Tale porta non viene però mai citata nei testi antichi; nei disegni del Sangallo di progetto al bastione ardeatino viene indicata la presenza di una porta che verrà distrutta assieme ad una parte delle mura, ma non è chiaro se si tratti di una vera porta o di una semplice Posterula analoga a quella ancora esistente a breve distanza (posterula ardeatina).

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3 Febbraio 2011